giovedì 20 marzo 2008

La terza dimensione urbanistica

(by emmajc)

L’urbanistica è un modo di governare lo sviluppo di una città e di indirizzarla al futuro ma troppo spesso essa viene gestita dagli indirizzi a breve termine dettati dai varî volumi da costruire (residenze, commercio e servizi) senza alcun disegno lungimirante di competenza generalmente politica. Quando il disegno lungimirante manca sia nei tecnici che nei politici assistiamo alla creazione di progetti tecnicamente validi ma socialmente inaccettabili.

L’esempio cui mi riferisco è il futuro intervento del Nuovo Centro entro il quale, per motivi esclusivamente tecnici (Lodo Fremura) e senza alcun indirizzo politico, si sono identificate tre grandi macro-aree ognuna rispondente alle varie funzioni necessarie alla vita sociale: residenza (quadrante di Coteto), commercio (quadrante de La Rosa) e servizi (quadrante di Salviano).

Una divisione così netta delle varie funzioni, seppur tecnicamente inappuntabile, è dal punto di vista politico e sociale estremamente discutibile. Perché? Già in condizioni normali l’assenza di un intreccio territoriale tra le tre funzioni sopraelencate provoca una continua transumanza della popolazione tra le varie zone del quartiere e l’utilizzo dei mezzi (auto, scooter o bus) semplicemente per usufruire di quei servizi che dovrebbero invece essere interquartierali e dunque di facile e comodo accesso. Con costi sociali ben evidenti: i meno abbienti vedono una buona percentuale dei loro introiti andarsene per spese di trasporto (carburante, biglietto bus) magari anche solo per fare la spesa; per tutti invece c’è il costo che l’inquinamento di questi spostamenti inevitabilmente provoca. Se questi problemi si verificano normalmente, figuriamoci nel Nuovo Centro dove le tre aree sono perfettamente separate da una strada a 4 corsie, una superstrada e una ferrovia!

Il tecnico-base, di fronte alla richiesta di tripartizione di un’area, compie generalmente una tripartizione planimetrica, ovvero in pianta, risolvendo in pochi secondi l’individuazione delle aree; il politico minimamente accorto invece deve fare in modo che queste tre aree possano essere intrecciate tra di loro.

Un approccio diverso alla creazione del Nuovo Centro avrebbe potuto tener di conto ad esempio della terza dimensione: quella verticale. Disponendo, come avviene in tutti i centri storici delle nostre città, i servizi e il commercio ai piani terra degli edifici e le residenze sopra di essi, si crea quella relazione e quella vicinanza che permette al cittadino di assecondare le sue esigenze senza essere costretto ad una quotidiana migrazione. La creazione dunque, per esempio, di una via commerciale all’interno del nuovo quartiere, avrebbe permesso di creare piccolo e medio commercio, garantendogli un utenza costante e uniforme creata dal percorso che la via avrebbe ingenerato, inoltre la creazione di due piazze all’interno dei due quadranti (magari con la creazione di palazzoni a uffici intorno ad esse) avrebbe creato anche due importanti spazî di aggregazione utili alla creazione di relazioni sociali e di identità di quartiere garantendo la vita del quartiere sia di giorno che di notte ed evitando la desertificazione in una particolare ora del giorno.

Ciò purtroppo non è avvenuto e, visto l’andazzo con cui si discutono i progetti che il Comune presenta (non si possono toccare, aree, forme, strade, destinazioni, al massimo si può chiedere più alberi o più parcheggi), non credo che questo avverrà nel Nuovo Centro; è comunque auspicabile che di queste considerazioni si tenga politicamente conto nei futuri interventi sulla città di Livorno.

Edoardo Marchetti

Nessun commento: