lunedì 23 novembre 2009

Sistemazione Parcheggio Via Muratori - Via dell'Ardenza


In occasione della recente Commissione Assetto del Territorio e Ambiente della Circoscrizione 5 il Sig. Ceccotti (mi pare), residente in Via Muratori, ha posto all’attenzione dei presenti il problema rappresentato dall’area confinante con il muro della Caserma Vannucci e il relativo parcheggio. I problemi sono noti: degrado sporcizia, fango, polvere, allagamenti, consumo di stupefacenti. Tale questione era stata già posta all’attenzione della medesima commissione nel precedente mandato legislativo.

L’area in oggetto è abbastanza ampia e complessa: un triangolo sterrato tra la Via Muratori e il muro della Caserma costituisce una ampia zona di parcheggio non regolamentata e molto affollata; Via Muratori si inserisce in Via dell’Ardenza in un punto a forte velocità e con la presenza obliqua di Via Bikonacky che, a doppio senso, aggrava ulteriormente la complessità dell’incrocio; la presenza di una lunga fascia verde larga circa 18 metri che corre lungo il muro della caserma e arriva senza ostacoli fino alla rotatoria terminale di Via Martin Luther King.

L’idea progettuale che presento ha tenuto conto di alcune linee guida specifiche:

· Creazione e regolamentazione del maggior numero di posti auto attualmente presenti nel triangolo sterrato (circa 180 posti)


· Razionalizzazione dell’intersezione su Via dell’Ardenza con opere di restringimento della carreggiata (entro i limiti di legge) atte a diminuire le velocità dei veicoli transitanti


· Sistemazione dell’area a verde

· Creazione di una pista ciclabile di collegamento tra Via dell’Ardenza e Via Martin Luther King

· Creazione di passaggi pedonali e ciclabili protetti








Tra le altre ho seguito alcuni criteri standard che sempre inserisco nelle mie idee progettuali

· Parcheggio verde con pavimentazione in blocchi di calcestruzzo aperti (permeabili) comprese le corsie di manovra

· Marciapiedi di 1.5 metri di larghezza pavimentati in betonelle autobloccanti con telo geotessile sottostante

· Asfalto rosso per il fondo delle piste ciclabili di larghezza 2.5 metri bidirezionali

· Stalli auto a pettine di 2.5 x 5 metri con corsia di manovra di 6 metri

· Stalli auto a lisca 45° di 2.4 x 4.8 metri con corsia di manovra di 4 metri

· Stalli auto a raso 2 x 5 metri con corsia di manovra di 3 metri

· 1 posto auto per portatori d’handicap ogni 50 posti auto

· Alberature a medio o alto fusto (secondo la dimensione dell’aiuola) CADUCIFOGLIE

Note:

ü Il parcheggio attualmente è “pavimentato” con argilla, polvere, fango e pietrisco nonché “stabilizzato” quando raramente si cerca di intervenire sull’area. E’ da tener presente però che in tali condizioni la terra, il pietrisco e lo “stabilizzato”, in occasioni di piogge anche medie, vengono dilavati direttamente nei pochi pozzetti di raccolta dell’acqua piovana che vengono puntualmente ostruiti e che portano in breve all’allagamento della Via Muratori e delle strade limitrofe poste a quota leggermente inferiore. Il “parcheggio verde” serve proprio ad evitare questo dilavamento e fare in modo che l’acqua arrivi ai pozzetti il più possibile priva di detriti e in quantità leggermente minore a causa della permeabilità di tali parcheggi. E’ comunque evidente che qualora si procedesse ad una sistemazione dell’area sarebbe opportuno procedere ad una risistemazione della raccolta dell’acqua piovana prevedendo magari una griglia di raccolta continua perimetrale a tutto il parcheggio.

ü La creazione di una pista ciclabile di collegamento tra Via dell’Ardenza e Via Martin Luther King potrebbe essere la chiave di volta per la sistemazione e l’illuminazione di quell’area attualmente abbandonata e per creare una mobilità ciclabile perimetrale al quartiere che in prospettiva colleghi l’abitato di Ardenza con il Cavalcaferrovia del Crocino e la Via di Popogna. Essa inoltre non va in alcun modo ad influire sulla disponibilità di sosta di Via Martin Luther King in quanto l’ampia sede stradale permette il mantenimento degli attuali posti di sosta.

ü Il disegno dell’incrocio permette di eliminare l’attuale pericolo derivante dall’intersezione di chi procede Via Ardenza – Via Bikonaki e di chi svolta da Via Muratori in Via Ardenza

ü L’apposizione di passaggi pedonali protetti ai margini dell’incrocio e la riduzione delle corsie di marcia fino a 3 metri indurrà il guidatore ad un istintivo rallentamento aumentando la sicurezza sia dei pedoni e dei ciclisti che degli altri guidatori proveniente da Via Muratori

Qualora via siano obiezioni suggerimenti, etc.. edoardo.marchetti@fastwebnet.it

Ing. Edoardo Marchetti

sabato 21 novembre 2009

Pennini e Calamai

La vicenda personale della direttrice dell’ASL Monica Calamai sottoposta alla grave e vergognosa minaccia di insulti e lettere minatorie pone all’attenzione di tutti la pochezza e la codardia di chi è autore di queste minacce e per questo la direttrice riceve la solidarietà personale, per quanto poco conti, di chi sta scrivendo. Il dibattito e lo scontro verbale di idee e opinioni sono azioni sempre legittime anche quando essi assumono toni accesi, purché rimangano nel campo professionale, politico che ci troviamo ad affrontare e non travalichino nella sfera personale e privata che niente deve avere a che vedere con la discussione. Personalmente, da consigliere circoscrizionale, ho avuto modo di scontrarmi anche aspramente con diversi politici e amministratori incontrati lungo il mio percorso ma sempre su un preciso campo fatto di idee differenti e mai di attacchi personali e privati. Tanto più che è evidente a tutti come una pur legittima ragione possa diventare un palese torto se lo scontro si sposta sul piano personale. E’ però inquietante il modo con cui questa vicenda viene affrontata dalla stampa e in particolar modo da una nota emittente locale tesa a confondere il dibattito sul Nuovo Ospedale con le gravi minacce ricevute dalla Dottoressa Calamai e in alcuni recenti servizi propensi a sostenere la tesi che l’opposizione all’operato della direttrice e le minacce che riceve siano circa la stessa cosa. Sarebbe un tentativo doppiamente meschino perché da un lato mette all’indice un legittimo movimento di opposizione alla localizzazione del Nuovo Ospedale schierando tanti onesti cittadini nella manichea categoria dei “cattivi” e dall’altro rischia di derubricare le minacce a mero scontro politico. Oltre a esprimere di nuovo la mia solidarietà alla direttrice la invito anche a non cadere in questa semplificazione che rischia di sacrificare la sua sicurezza personale nel tritatutto della polemica politica.

- Ing. Edoardo Marchetti

giovedì 12 novembre 2009

Good & Bad Hospital

Ho letto con altrettanto stupore l’intervento del Primario Massimo Ceccarini che in un lungo excursus di attacco a chi si oppone alla scelta urbanistica del Nuovo Ospedale, invita in buona sostanza tutti a tacere in quanto della sanità se ne devono occupare gli addetti ai lavori, i medici. Personalmente ho già raccolto l’invito e, come ho più volte detto in sede pubblica al Sindaco e come egli può testimoniare, mi fido delle motivazioni che gli operatori sanitari portano sulla necessità di una nuova struttura a seguito di esigenze mediche ormai completamente cambiate. Chiedo parimenti che i vari medici, Calamai-Cosimi-Viti-Ceccarini, e filosofi, Assessore Rossi, si astengano da intervenire nel dibattito relativo alla localizzazione urbanistica che deve essere ad esclusivo appannaggio degli addetti ai lavori ovvero urbanisti, ingegneri e architetti. Personalmente ritengo che di fronte all’attuale Pronto Soccorso vi siano tutti gli spazi necessari, demolendo quegli orrori architettonici anni ‘60/’70, per costruire un monoblocco adatto a tutte le esigenze richieste per cui invito il signor Ceccarini a dire esclusivamente lo spazio che necessita e poi a lasciar scegliere il progetto e la sua localizzazione agli addetti ai lavori. Dal dibattito però traspare un interesse evidente: stiamo assistendo alla creazione di una Bad Company e di una Good Company sullo stile di Alitalia in quanto, nella malaugurata ipotesi di un trasferimento a Montenero-Ardenza-Banditella, ai cittadini rimarrà la Bad Company, le strutture vecchie, vincolate, dove una ristrutturazione o un cambio di destinazione d’uso costerà tantissimo, e la Good Company, gli edifici non vincolati, sarà data in pasto ai nostrani palazzinari che potranno lucrare e fare utili sul cadavere del vecchio ospedale. Piccoli Berlusconi crescono.
- Ing. Edoardo Marchetti

venerdì 6 novembre 2009

Venustas vs Utilitas


In questi giorni a Castello Pasquini a Castiglioncello ho partecipato ad una interessante due-giorni di convegno sul tema dell’energia in campo edilizio chiamata “Energethicamente” che ha affrontato con molta serietà e con numerosi contributi tutti i vari aspetti da promuovere e incentivare nel campo della edilizia sostenibile, del risparmio energetico e della produzione da fonti rinnovabili. In mezzo a questa esposizione di idee varie, tecniche, alcune personalmente condivisibili ed altre meno, si è distinta per la sua negatività la posizione della Sovrintendenza ai Beni Architettonici di Pisa e Livorno rappresentata dal Sig. Lorenzi. Forse non ho capito, forse si è espresso male l’oratore o forse un mix delle due cose ma dopo una premessa spesa a dire che la Sovrintendenza non è un Cerbero che dice solo “No”, le argomentazioni poste dal relatore hanno piuttosto acuito e sancito questa percezione comune che molti cittadini hanno di questo Ente importante. Tre esempi su tutti: il Sig. Lorenzi ha sostenuto, per quanto riguarda l’eolico, che le pale vanno poste in aree pressoché invisibili, senza ricordare che sono generalmente aree a minor ventosità e quindi a minor efficienza energetica, che non dovrebbero essere poste alla vista degli agriturismi per non turbare la bellezza del paesaggio e le attività economiche, escludendo pressoché mezza Italia, e che, per quanto riguarda il microeolico, di privilegiare i rotori ad asse verticale piuttosto che quelli ad asse orizzontale dimenticando o ignorando, dipende dai casi, che quelli ad asse verticale hanno una efficienza molto inferiore di quelli ad asse orizzontale. Poi non si può mettere nemmeno il fotovoltaico o il solare sui tetti, sia chiaro: è brutto, sarebbe meglio una progettazione integrata con delle lastre di vetro fotovoltaico in facciata come se l’efficienza di un pannello fotovoltaico o solare non dipendesse dalla perpendicolarità media ai raggi solari che alla nostra latitudine ci indicano di metterli a tetto. Il Sig. Lorenzi, di fatto con le sue parole tende a imbalsamare il territorio non perché non dia la possibilità di trasformarlo ma piuttosto perché le aree in cui secondo lui si può intervenire più o meno liberamente diventano, per esclusioni successive, estremamente ridotte e generalmente ininfluenti agli obiettivi di sostenibilità energetica. Con questo criterio di imbalsamazione architettonica e paesaggistica immagino che una eventuale Sovrintendenza Romana non avrebbe dato parere favorevole alla costruzione del Colosseo, scempio ambientale con distruzione di laghetto e zona umida, oppure avrebbe proibito la costruzione degli acquedotti, mostri tecnologici che portano acqua alla Urbe ma che deturpano quel bel paesaggio Etrusco tanto caro a noi cives romani. Questi oggetti da nascondere, di cui vergognarsi, come sosteneva di contro il Sig. Giacobbe di Legambiente, in altri paesi quali Spagna e Germania vengono percepiti come simbolo del futuro e della purezza dello sviluppo sostenibile. Il Sig. Lorenzi ha richiamato Vitruvio e i suoi tre pilastri dell’architettura (bellezza, utilità e stabilità) sostenendo giustamente che vanno concilitati tutti e tre. In linea teorica però perché siamo alla vigilia di un disastro climatico che non influirà solo sulla specie umana ma su tutto il Pianeta, per cui i tre pilastri non possono avere tutti lo stesso peso ma è necessario in questo momento storico pensare fortemente all’utilità degli interventi che facciamo sul patrimonio edilizio. Provocatoriamente dico che forse dopo 3000 anni siamo alla fine dell’era delle tegole che a loro volta sostituirono i tetti in paglia fieno e foglie dopo 10.000 anni di onorato servizio. A confutazione delle tesi del sig. Lorenzi, il sig. Giacobbe ha sostenuto che privilegiare la bellezza architettonica e paesaggistica in questo momento sia come diventare anoressici per sembrare più belli: otteniamo un risultato estetico a scapito però della nostra salute e della nostra stessa sopravvivenza. Forse il problema è generazionale in quanto chi ha potere di veto, chi ha il coltello dalla parte del manico e decide le sorti dei progetti ecologici appartiene ad una generazione a cui è stato assicurato che per i prossimi 20-30 anni potranno avere ossigeno a sufficienza per respirare. Io ho 27 anni e davanti a me se tutto va bene ne avrò 60: sinceramente di quei 20-30 non mi accontento e sono francamente stufo di pagare per tutta la mia vita gli errori e i danni che le generazioni che mi hanno preceduto hanno fatto. Non possiamo più vivere scaricando il debito sulle generazioni future: è ora di cambiare.

- Ing. Edoardo Marchetti