lunedì 29 settembre 2008

Trova le differenze...

mercoledì 24 settembre 2008

Proposta di Parcheggio Via Anna Frank

Pubblico un progetto di qualche tempo fa per la realizzazione di un parcheggio in Via Anna Frank: così chi lo vuole vedere a colori lo ha direttamente qua.

Vista la carenza di parcheggi nella zona circostante Via di Salviano un idea sarebbe quella di utilizzare a questo scopo un piccolo angolo del Parco di Via Lorenzini, precisamente quello che si affaccia su Via Anna Frank davanti alla Coop, attualmente poco utilizzato e in degrado. L’area individuata è strategicamente interessante per le soste in quanto molto vicina al centro commerciale di Via di Salviano e antistante il supermercato Coop.

Al posto dell’inutile, anzi, dannoso angolo di Pineta (attualmente pieno di cani e accessori e soprattutto privo d’erba a causa dell’acidità degli aghi secchi di pino), si potrebbe far spazio ad un parcheggio di tipo “verde”, con ABBONDANTE e VARIEGATA alberatura CADUCIFOGLIE ed una elevata permeabilità della pavimentazione del parcheggio che, fatta salva la corsia di manovra, potrebbe essere realizzata con blocchetti aperti di calcestruzzo del tipo riportato in seguito(la permeabilità è importante al fine di garantire il livello di falda sotto il suolo cittadino e al fine di contrastare le infiltrazioni di acqua salmastra, risulta inoltre utile poiché contribuisce a smaltire in maniera naturale l’acqua piovana con un minor impiego delle consuete fognture). Quando parlo di alberi caducifoglie intendo alberi ad alto fusto capaci di garantire l’ombra l’estate e il sole l’inverno, alberi quali Aceri, Querce, Platani, Olmi, Faggi, Pioppi, Betulle, Salici, Tigli, etc etc... Sarebbe opportuno anche adottare una Variegata scelta... Cioè... Non piantare tutti alberi della solita specie, ma variarli in modo da ottenere diverse colorazioni in ogni stagione delle foglie e dei tronchi così da dare un aspetto più naturale alla piantumazione artificiale.

Nell’allegato si vede come i 35 posti auto siano del tipo “a pettine” di dimensioni 5 x 2,2 metri con corsia di manovra di 6 metri come prevede la normativa. I posti sono intervallati più o meno regolarmente da un posto auto destinato ad aiuola al fine di ospitare un albero ad alto fusto che possa ombreggiare l’estate i posti di sosta circostanti. Nella progettazione è inoltre bene ricordarsi che lungo la Via Bonaventura transita una pista ciclabile che arriva appunto finoal passaggio pedonale di Via Anna Frank.


- Edoardo Marchetti

mercoledì 17 settembre 2008

Un articolo per continuare a lavorare con intelligenza e buonsenso

L'11 Gennaio di questo anno ho pubblicato sul blog un mio vecchio documento (scritto il 25 Febbraio 2006) su risparmio energetico ed estetica dell'ambiente urbano.
Oggi, un articolo de "La Repubblica", evidenzia come scienziati e ingegneri californiani abbiano proposto di tingere di bianco i tetti degli edifici e di sostituire l'asfalto con il cemento nelle nostre strade. L'aumento di riflettività (albedo) delle nostre città addirittura compenserebbe ogni anno l'immissione di gas serra nell'atmosfera.
In quel post sostenevo che le nostre strade cittadine andrebbero alberate, oltre che per estetica, per sostituire il nero dell'asfalto con il verde delle chiome che coprono la strada (dunque un aumento della riflettività).... Nota è la mia battaglia per sostituire l'asfalto con betonelle autobloccanti in calcestruzzo... ovvero cemento (vedi post su Piazza Damiano Chiesa per fare un esempio).
Spero che adesso, con una legittimazione internazionale di questa idea frutto del semplice buonsenso, si possa avere un approccio al problema un po' più moderno.

- Edoardo Marchetti

Sotto l'articolo de "La Repubblica":

Pitturare le città di bianco per raffreddare il mondo

ROMA - Nel 1939 un imbianchino megalomane di nome Adolf Hitler scatenò il suo esercito facendo precipitare il mondo verso la catastrofe. Quasi 70 anni dopo un esercito di imbianchini potrebbe salvare il mondo dai disastri del cambiamento climatico. Di questo almeno sono convinti diversi fisici e ingegneri di varie istituzioni scientifiche internazionali che da tempo per combattere il crescente effetto serra vanno sostenendo le potenzialità di un banale rimedio: verniciare di bianco tutto il verniciabile.

"Se cento delle maggiori città del Pianeta dipingessero i loro tetti di bianco e scegliessero per la pavimentazione materiali più riflettenti, sostituendo ad esempio l'asfalto con il cemento, l'effetto di raffreddamento sarebbe massiccio", hanno spiegato i curatori di una ricerca presentata la scorsa settimana a Sacramento in occasione dell'annuale conferenza californiana sui cambiamenti climatici.

"Un tetto di mille piedi quadrati, la dimensione di una casa americana media, se di colore bianco anziché scuro è in grado di annullare l'effetto serra di 10 tonnellate di anidride carbonica immesse nell'atmosfera", ha spiegato uno dei curatori dello studio, il fisico Hashem Akbari del prestigioso Lawrence Berkeley National Laboratory. "Complessivamente - ha ricordato - nella maggior parte delle città i tetti rappresentano il 25% della superficie, mentre la pavimentazione rappresenta il 35%. Passare all'uso di materiali riflettenti nelle cento maggiori aree urbane significherebbe annullare l'effetto di 44 miliardi di tonnellate di gas serra, ovvero più di quanto immettono ogni anno nell'atmosfera tutte le nazioni del mondo".

Il principio di fondo di questa possibile misura per combattere il cambiamento climatico è tanto semplice (da secoli le case dei paesi caldi sono tinteggiate di bianco) quanto scientifico. Le superfici chiare hanno infatti il potere di esaltare l'albedo terrestre, ovvero la quantità di radiazioni solari che vengono riflesse indietro. Lo stesso Ipcc, l'organismo scientifico istituito dall'Onu per monitorare e contrastare il riscaldamento globale, ha più volte denunciato come lo scioglimento dei ghiacci ai poli rischia di far accelerare la crescita delle temperature proprio per il venir meno della loro fondamentale capacità riflettente.

Del problema si sta occupando da anni anche un gruppo di studiosi italiani dell'Università di Perugia che per dare forza alle loro conclusioni hanno realizzato anche un prototipo da laboratorio che riproducendo gli scambi di calore per irraggiamento tra Sole, Universo e Terra permette di valutare la dipendenza della temperatura della superficie terrestre al variare dalla sua albedo.

Ma non tutti sono convinti che per intervenire contro il riscaldamento globale siano sufficienti pennello e vernice. Vincenzo Artale, oceanografo dell'Enea e membro italiano dell'Ipcc, chiarisce di non aver letto i dettagli dello studio, ma esprime qualche dubbio di carattere generale. "In principio è tutto giusto - spiega - è come simulare delle superfici ghiacciate, nel tentativo di sostituire quelle che si stanno sciogliendo. Ma subito mi viene in mente un problema: queste superficie potrebbero essere costruite in città, alla medie latitudini, al livello del mare. E tutto questo ne attenuerebbe molto l'effetto globale, ossia molta dell'energia che mandi su ti torna indietro per via dell'atmosfera più spessa, della maggiore presenza di nuvole e inquinamento e altri motivi ancora".

Se su scala globale la validità del sistema pare ancora da valutare con attenzione, più facile immaginare un'efficacia del provvedimento su scala locale, per tagliare i costi energetici legati al condizionamento delle abitazioni e ridurre il cosiddetto effetto "isola di calore", ovvero il fenomeno che porta le temperature dei centri abitati a essere stabilmente superiori di qualche grado a quelle registrate fuori dai centri abitati.

E' per questo che lo Stato della California, nell'ambito del suo pacchetto di norme per l'efficienza energetica in edilizia, con un provvedimento del 2005 ha stabilito che tutti le coperture piatte delle strutture commerciali debbano essere di colore bianco e che a partire dal prossimo anno i tetti di tutti gli edifici, sia residenziali che commerciali, sia piatti che spioventi, debbano essere realizzati con materiali riflettenti.
(17 settembre 2008)

mercoledì 10 settembre 2008

Piccole Proposte Culturali

La Cultura nella città di Livorno, come è noto, non gode di ottima salute e i suoi spazî vengono progressivamente ristretti in piccole fortezze che tentano di resistere alle necessità di bilancio comunali.

La Cultura, con o senza C maiuscola, è però un campo talmente vasto ed esteso che possiamo trovare anche ambiti che permettono la sua promozione a costi minimi o addirittura zero.


(by Loungerie)


Primo esempio. Le vie della nostra città sono spesso intitolate a grandi eventi o a personaggi illustri, talmente illustri che spesso ci chiediamo cosa abbiano fatto nella loro vita oltre la scritta sottostante recante “Musicista”, “Pittore”, “Scienziato”, etc…Una piccola dose di cultura giornaliera da somministrare a tutti noi livornesi, potrebbe essere quella di installare piccoli cartelloni in ogni strada recanti una breve storia dell’evento o del personaggio della via nella quale abitiamo, molto spesso ahimé, sconosciutissimo. Il costo è minimo ma almeno diffonde un po’ di cultura generale e permette di conoscere meglio anche molti illustri personaggi che hanno gravitato intorno alla nostra città.


(by Loungerie)


Secondo Esempio. La creazione delle baracchine sul Lungomare ha previsto un piano elevato da terra attualmente completamente inutilizzato, se non forse per deposito dei sottostanti locali. Perché, in convenzione con i locali sottostanti, non dare l’opportunità ad artisti locali, precedentemente iscritti ad un albo comunale, di esporre le proprie opere, siano essi dipinti, sculture o altro in questi spazî inutilizzati? Lasciando all’artista la gestione e la promozione del suo spazio, il Comune promuoverebbe a titolo gratuito un minimo di cultura e darebbe la possibilità ad artisti più o meno noti di essere conosciuti dalla gente; inoltre un eventuale via vai di persone in queste piccole mostre estemporanee potrebbe anche generare un piccolo incremento del volume di affari per i gestori dei locali sottostanti.


Terzo Esempio. A Livorno si suona. Bande, cori e gruppi sono molto numerosi per una piccola città come la nostra ma molto spesso mancano i posti dove esibirsi. Per quanto riguarda la musica classica, i cori, e più in generale tutta la musica non moderna, potremmo, sempre a costo zero, fornire uno splendido spazio per le esibizioni. Il Gazebo posto sulla Terrazza Mascagni è più un Monumento a Lamberti che un ornamento cittadino e il rapporto utilità/prezzo tende a zero. Qui potremmo far esibire, in particolari ore della giornata che non rechino fastidio agli abitanti (es. 16-19 nei feriali, 16-22 nei festivi), quei gruppi cori o piccole orchestre che suonano abitualmente musica classica o da camera e più in generale “unplugged” e non moderna. L’unico compito del Comune è quello di creare una lista di gruppi accreditati (onde evitare gruppetti improvvisati e di infima qualità) e un registro settimanale di prenotazione della struttura. Tale manifestazione, oltre a dare un luogo per esibirsi, riuscirebbe a promuovere anche i nostri istituti musicali, spesso in crisi economica, e ad avvicinare alla cultura musicale sempre più persone. Immaginate quale pregio e ulteriore attrattiva potrebbe dare al Lungomare la presenza costante nelle Domeniche primaverili ed estive, di piccoli concerti gratuiti. Se avesse successo, sarebbe anche un punto eccellente di turismo!

Non sono che piccole idee, meno costose delle Statue (purtroppo immaginarie) che il Comune aveva promesso e che poi ha cancellato per ragioni di bilancio, ma che contribuiscono a creare un piccolo sottofondo culturale, un brodo di “cultura” nel quale poi possiamo sperare che emergano altri ben più fulgidi esempi.

- Edoardo Marchetti

martedì 2 settembre 2008

L'Ospedale... da campo.

Pubblico qua un mio commento al Blog del Sindaco.

Signor Cosimi, è davvero necessario costruire un Nuovo Ospedale? Senza dubbi l’attuale struttura è vecchia (1933) e forse inadeguata alle moderne esigenze, è pur vero che fior di quattrini sono stati spesi per ristrutturare i vecchi padiglioni (pregevoli anche architettonicamente) e per costruire il “blocco Operatorio”.

Consideriamo un aspetto importante: i collegamenti. Attualmente la sua posizione baricentrica rispetto alla città di Livorno lo rende facilmente raggiungibile da ogni quartiere in quanto posto in prossimità di due assi viari cardine della città: Aurelia e Carducci. Questa felice posizione fa si che, pur non avendo linee specifiche di servizio pubblico, sia facilmente raggiungibile sia da Nord, con le linee che vanno alla Stazione, sia da Sud, con quelle che passano da Viale Marconi e Via Gramsci. Contiamo inoltre che la sua centralità permette a numerosi utenti, molti dei quali anziani, di raggiungerlo a piedi con un breve tragitto. Contiamo inoltre che la sua collocazione in pianura permette a molti utenti di raggiungerlo in bicicletta. Consideriamo inoltre che la sua vicinanza alla Stazione Ferroviaria permetti ad utenti, e relativi parenti lontani, di raggiungerlo comunque senza utilizzare il mezzo privato.

Ma poniamolo come dice Lei, a Montenero. La struttura, per quanto Lei auspichi che debba essere un monoblocco con tutte le funzioni unificate, non potrà mai essere una Torre Ospedaliera (comune in Europa) in quanto andrebbe ad inserirsi in un contesto paesaggistico bassoresidenziale-religioso-turistico che è bene preservare. Ma c’è di più. Poiché il sito candidato sorge su una collinetta, anche un megacomplesso relativamente basso (6 piani) andrebbe a deturpare tutta la visione pedecollinare e la visione del Santuario di Montenero che per adesso, nonostante la follia edilizia, si è limitata alla mera edificazione di centinaia di villette immerse nel verde. Si dovrebbe così abbassare ulteriormente l’altezza degli edifici avendo cura di non costruire palazzate, ma poiché la volumetria richiesta non varia (anzi aumenta per la necessità di maggiori spazi di collegamento), il “Nuovo Ospedale” si troverà a svilupparsi in estensione perdendo di fatto l’utilità del monoblocco. Un Ospedale Nuovo, costruito come il Vecchio, ma in posizione scomoda!

La posizione infelice è appunto un’altra grande idea da prendere in considerazione. L’ospedale in collina elimina la bicicletta che verrà sostituita dall’auto; elimina inoltre i pedoni in quanto la densità abitativa di Montenero è notevolmente inferiore e in quanto sulla Via di Montenero non esistono i marciapiedi. Eliminate le persone che potrebbero venire in visita col treno, oltre l’auto, rimane il mezzo pubblico… che non c’è.

Quindi, oltre a dover creare marciapiedi sulla stretta Via di Montenero, dovremmo anche provvedere a creare linee di servizio pubblico frequenti (ogni 10 minuti) che permettano il raggiungimento dell’ospedale da ogni parte della città, senza ovviamente dover fare 3-4 cambi di linea (un anziano con problemi di deambulazione non può permettersi un clavario di saliscendi e di ore di viaggio).

Mi chiedo peraltro dove sorga l’ottimismo dei 7 anni di tempo massimo tra progetto e realizzazione: per fare un esempio dopo 5 anni gli alberi di Viale Città del Vaticano non hanno ancora attecchito perché non viene messo in funzione il sistema di irrigazione… figuriamoci quanto ci vorrà a cotruire un ospedale!

Insomma, non mi pare proprio una bella idea, considerati i costi di costruzione, di adeguamento delle infrastrutture e di mantenimento dei collegamenti pubblici. Più ci sono quelli già sostenuti per la ristrutturazione dell’attuale ospedale, più quelli per la sua trasformazione in caso di trasloco e il suo mantenimento nel caso la struttura resti pubblica (eventualità remota).

Sicuramente verrò accusato di essere il Mister No, quello che si oppone a tutto, che non vuole il futuro. Forse avendo 26 anni vedo un futuro diverso, un futuro che matura ora e che io dovrò mantenere mentre chi ci amministra, di certo non giovane (siamo in Italia!) vede un futuro-passato, qualcosa che è maturato 30 anni fa, già obsoleto.

Se proprio si vuole realizzare un Nuovo Ospedale, lo si faccia all’interno del suo perimetro con una torre posta innanzi al mini-mega “blocco operatorio” abbattendo quelle strutture terra-tetto attualmente presenti e avendo cura di realizzare parcheggi sotterranei in numero sufficienti almeno per i dipendenti. Si risparmierà il territorio di questa città, che ormai con tutte le urbanizzazioni subite, sta diventando sempre più raro, e si potrà continuare a fornire un servizio ai cittadini senza che questi debbano sobbarcarsi il peso di una cattiva collocazione e il costo complessivo che la città dovrà sostenere.

Sfiduciati Saluti

- Edoardo Marchetti