sabato 19 luglio 2008

Aboliamo l'asfalto!


Inserisco con Somma gioia un articolo apparso recentemente su "Il Tirreno". Forse che finalmente riusciremo a fare manutenzioni stradali in masselli di calcestruzzo? Speriamo!

Bitume alle stelle, lavori paralizzati

FIRENZE. Buche e strade dissestate. La ragione del loro proliferare è presto spiegata: da ricercarsi infatti nel prezzo del bitume, che in un anno ha fatto registrare un più 24 per cento: complessivamente dal 2004 al primo quadrimestre del 2008, il prezzo della materia prima derivata dal petrolio è cresciuto poi del 66 per cento. Tradotto in termini concreti significa per Anas e enti locali riuscire ad asfaltare appena 600 metri di strada allo stesso prezzo con cui fino a quattro anni fa era possibile stendere un chilometro di nuova pavimentazione stradale. L’occasione per la presentazione di questi dati non certo tranquillizzanti è stata offerta ieri mattina a Firenze dai costruttori edili della Toscana per denunciare l’«allarmante» spirale su cui si sono avviati i prezzi delle materie prime necessarie al comparto dell’edilizia. «Le imprese del settore - ha reso noto senza mezzi termini il presidente regionale dell’Ance (Associazione nazionale costruttori edili) Stefano Varia - sono a rischio sopravvivenza, così come incerta diviene la conclusione delle opere pubbliche già avviate o in fase di programmazione». L’aumento dei prezzi che sta colpendo in misura rilevante il bitume non risparmia infatti gli altri materiali da costruzione: ad esempio il ferro, che incide per circa il 20 per cento sul costo totale di costruzione di una strada su viadotto, e che è aumentato secondo il listino prezzi della Camera di commercio di Brescia, del 108,7% in soli sei mesi, dal 3 dicembre 2007 al 16 giugno 2008. «Per gli appalti in essere chiediamo interventi immediati e urgenti da parte del legislatore nazionale - spiega Varia - che deve riconoscere alle imprese edili la stessa tutela economica riconosciuta alle imprese dei servizi e forniture». «Occorre cioè individuare - prosegue - un meccanismo che permetta di adeguare i prezzi dei materiali da costruzione e degli altri fattori di produzione (manodopera, trasporti e nolo) in modo certo e rapido quando le variazioni di prezzo superano una certa quota». In pratica l’associazione dei costruttori domanda fra le righe il ripristino della cosiddetta “revisione prezzi” che fino al 1992 serviva a ripagare le imprese alla chiusura del cantiere, di eventuali aumenti nelle materie prime avveratisi durante la fase dei lavori. Per quanto riguarda invece le future opere infrastrutturali ancora di là dal nascere, l’Associazione nazionale costruttori edili rivendica da parte degli enti locali «una presa d’atto della realtà del mercato» e quindi l’immediata revisione dei prezzari delle materie prime su cui si baseranno le future gare d’appalto: a rischio infatti la partenza o la conclusione di opere quali la Tav, l’autostrada tirrenica fra Rosignano e Civitavecchia, la Due Mari fra Grosseto e Fano. Dinanzi a un’eventuale inerzia legislativa da parte della politica, denunciano i costruttori della Toscana, in gioco entrerebbe anche il futuro occupazionale degli oltre 70mila lavoratori del comparto che operano soltanto nella nostra regione; l’edilizia, con oltre 2 milioni di lavoratori a livello nazionale (il 33 per cento dell’intera occupazione industriale) rappresenta infatti in termini statistici ben l’11 per cento dell’intero prodotto interno lordo italiano: una sua eventuale crisi farebbe ricadere i suoi effetti sull’intera economia nazionale. Fra le ragioni che si adducono per trovare una esauriente spiegazione al vertiginoso aumento dei prezzi delle materie prime, si scontrano due principali scuole di pensiero: da una parte chi tende a spiegare il fenomeno come esclusivo frutto di una mera speculazione da parte degli operatori finanziari tramite lo strumento dei “futures” (contratti con cui ci si impegna dopo un determinato tempo a scambiare una certa quantità di una merce ad un prezzo prefissato); dall’altra chi dà la colpa a Cina e India, che disponendo di grande liquidità finanziaria possono aggiudicarsi a ogni prezzo le materie prime di cui necessitano le loro economie. - Gabriele Firmani
- Edoardo Marchetti

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