giovedì 27 maggio 2010

Effetto PD


La sinistra o ciò che si richiama ai suoi valori, esce dalle recenti elezioni con le ossa rotte, salvo alcune roccaforti, e continua ad interrogarsi sulle cause del suo insuccesso senza riuscire a venirne a capo. In passato si è parlato di “effetto Guazzaloca” quando l'intera sinistra subì lo shock della perdita di Bologna, ma da allora non si sono fatti molti passi avanti e anziché proporre un proprio sistema di valori e ideali si è preferito inseguire logiche e pratiche tipiche di questa destra populista e siamo giunti ad un vuoto tale di valori che la dialettica interna al Partito Democratico, vista da fuori, pare più uno scontro di fazioni, ex contro ex, scomuniche reciproche, vecchi contro giovani, un eterno dualismo che distrugge un partito che nel bene o nel male è incredibilmente il primo partito di quelle forze che si oppongono alla destra. Ma cosa si è imparato dalla supponenza che ha portato Guazzaloca a Bologna? Niente a quanto pare, basti pensare allo “effetto Mantova” recente scottatura dovuta a diatribe interne. E se dopo questi effetti deleteri grandi e piccoli vi fosse un “effetto Livorno”. Certo, improbabile, ma pensiamo alle “coltellate” più o meno evidenti che si sono susseguite nel tempo addirittura a mezzo stampa, Ruggeri che scarica i non allineati eppoi viene accusato di avventatezza per il suo appoggio alla soluzione Mariottiana di Torre Ospedaliera addirittura dal tandem Cosimi-Picchi; e quest'ultimo che viene proposto a rappresentare la linea politica del partito in luogo del malvisto Di Rocca... Scontri generazionali, promeatur ut amoveatur per Ruggeri che forse non si confaceva più alla politica di governo livornese, superato in preferenze addirittura da Piombino che ha metà dei nostri abitanti; naftalina per Di Rocca che, pur avendolo incontrato solo una volta, mi sembra possa rappresentare qualcosa di nuovo un rinnovamento qualunque rispetto a Picchi che ricorderemo per Piazza del Luogo Pio e per il Nuovo Centro e chissà quante altre esimie opere. Che accade? Dove volete andare? E dove volete farci arrivare? E' davvero così difficile riconoscere la fine di una spinta propositiva (ammesso che ci sia mai stata)? Perché trattare i cittadini da nemici quando obiettano sul vostro operato, salvo poi ricordarsi di essere di sinistra e aprire ampi dialoghi postumi? Cosa vi fa essere così ostili al prossimo, così timorosi, così impegnati a difendere il vostro fortino? Fare politica a Livorno è più semplice che altrove, si parte da un bacino elettorale che vota per tradizione e sempre dalla stessa parte: e allora perché non provare a fare qualcosa totalmente diverso dalla normale amministrazione? Pensare in Grande per me significa immaginare una città diversa dallo scolmatore fino al Boccale e francamente non solamente alle piastrelle dei portici. Se non avete più voglia, se fate questo mestiere senza passione, senza idee, senza amore per la vostra città, perché non vi ritirate? Potrei fare una lista di gente, vecchi e giovani che darebbero il loro cuore per vedere questa città con un anima più marcata, meno malinconica, più di sinistra, più sociale. Partite da una città in cui è facile far politica ed estendete il metodo al di fuori, là dove si può vincere o perdere, fate qualcosa per ritrovare una identità qualunque: dite e fate qualcosa di sinistra. Non alimentate quello che ormai potremmo chiamare “effetto PD”. Ora mi risponderete con un elenco di numeri di cose fatte?...come Berlusconi e i suoi pretoriani?


- Edoardo Marchetti

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