mercoledì 26 maggio 2010

Ode al barattolo


La storia dell’uomo è fatta soprattutto da una continua sequenza di eventi importanti, catalizzatori di passaggi storici, culturali e talvolta epocali. Ma, se la ricognizione e la catalogazione di questi eventi è compito di grandi studiosi e storici di professione, il vissuto quotidiano, fatto di piccoli gesti e abitudini, è costellato da cambiamenti grandi e piccoli che incidono sulla vita di ognuno di noi. Io mangio fagioli in scatola. Anche se propriamente si dovrebbe dire in barattolo, ebben io sono un consumatore pigro di legumi di ogni genere preconfezionati nei familiari barattoli di latta che ripongo in dispensa e che scelgo e riconosco semplicemente al tatto.

Questo oggetto di uso personale, questo contenitore semplice e in sè privo di interesse ha segnato quasi un secolo di cultura in maniera più o meno evidente, come apologia, come veicolo di messaggi o come contorno di scene memorabili. Il barattolo, il prodotto in scatola, è stato una grande rivoluzione del ‘900 che ha permesso una migliore conservazione di prodotti, una standardizzazione dei confezionamenti, un miglioramento della qualità della vita, ed è diventato in alcuni casi talmente evidente ed emergente come entità in sè da essere usato per inscatolare la “Merda di Artista” di Manzoni, o come modello per le famose zuppe Campbell’s di Andy Warhol. Un prodotto Pop-Art che travalica dalla sua funzione e che lo ritroviamo in maniera meno artistica ma senza dubbio efficace nei numerosissimi film di serie A o spesso di serie B.

(by wallyg)

Questo simbolo è morto. Mi è morto qualche giorno fa in dispensa, quando come di consueto sono andato ad allungare la mano al buio in cerca di quell’oggetto metallico cilindrico freddo e rugoso ricoperto di carta leggera e liscia. Non c’era più: ho dovuto accendere la luce per capire che ciò che stavo toccando non era il latte UHT messo nel posto sbagliato, ma erano i miei amati fagioli messi nel contenitore sbagliato, un tetrapak, sicuramente più ecologico, sicuro, e meglio impacchettabile, ma sicuramente meno romantico, meno storico, meno epico di quel simbolo di un Novecento che si è chiuso anche in questo angolo di quotidianità.

- Edoardo Marchetti

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